Questo pomeriggio i miei bambini stavano giocando con monopattini e biciclette davanti a casa nostra.
Abitiamo in un complesso in cui le macchine non possono entrare, per cui proprio come ai tempi della nostra infanzia, i bambini giocano insieme senza pericoli.
Io ero comunque con loro per sorvegliarli.
Gioele con la bici senza pedali, Gabriele con la bicicletta Giorgia con i pattini e Gaia con il monopattino.
Proprio Gaia è la protagonista della vicenda che voglio raccontarti.
Avevamo deciso di rientrare in casa e già si era tolta le ginocchiere.
Il fratellino però parte per un ultimo giro e lei lo segue. Mentre faceva una piccola discesa con il monopattino, un bambino più grande le si mette davanti all’improvviso per non farla passare. Lei gira bruscamente per non andargli addosso e…cade!
Ha un livido e alcuni graffi su ginocchio e gamba per aver strisciato contro l’asfalto.
La prendo in braccio e la porto dentro casa. Dopo aver pulito e disinfettato la ferita, messo il ghiaccio, continuava a piangere. Solitamente non piange molto quando si fa male. Poche settimane fa, correndo era inciampata; perdeva sangue, ma non aveva versato una lacrima.
Ma questa volta sembrava diverso.
Mentre piangeva gridava: “Perché? Perché?”
Avendo visto personalmente la scena, ho intuito che c’era dell’altro.
Mentre l'abbracciavo le ho chiesto dove le facesse male, e la rassicuravo dicendole che presto il dolore sarebbe passato, ma che la capivo.
Le ho chiesto se le facesse male come la volta in cui siamo poi dovuti andare all’ospedale per una distorsione. Mi ha risposto che non faceva così male ma che non riusciva a smettere di piangere.
Mentre ancora piangeva mi ha chiesto: “Perché lo ha fatto?????!!!!!”
BINGO! Aveva tirato fuori la sua delusione. Era più forte il dolore del “tradimento” del suo amico rispetto al dolore dovuto alla caduta.
“Amore, vero che ti fa più male il dispetto del tuo amico, rispetto a queste ferite?”
“Si mamma, non capisco perché lo ha fatto e poi ho paura…non voglio andare a scuola! Io non esco più di casa! Ho paura che anche a scuola mi fanno male!”
Dopo averla rassicurata, si è calmata e ha ritrovato il sorriso.
Ho deciso di scrivere di getto questa e-mail (il tutto è accaduto meno di due ore fa) perché voglio condividere con te alcune riflessioni.
Cosa sarebbe accaduto se non avesse tirato fuori a parole quello che sentiva?
Se avessi “soffocato” le sue emozioni con l’obiettivo di farla smettere di piangere, sminuendo quello che stava provando, per quanto si sarebbe portava avanti queste paure?
Le paure, già per il fatto di essere espresse, si ridimensionano. Condividendole con le persone che ama senza che vengano sminuite, sa che può contare su una mamma pronta ad accogliere sia i suoi pensieri che le sue emozioni e questo la porta a mantenere una comunicazione “aperta” anche in futuro.
Ci siamo anche fermate a riflettere sul mondo interno dell’altro, vale a dire sul perché il suo amico può avere agito in quel modo. Probabilmente non pensava potesse essere pericoloso, oppure voleva fare uno scherzo, ma dato il rapporto pregresso, sicuramente il gesto non è stato fatto in cattiva fede. E questo l’ha rassicurata tantissimo.
Abbiamo parlato delle conseguenze che hanno le azioni anche sulla vita degli altri. E che in questo caso era stata una azione fisica che ha prodotto un “incidente” e che dobbiamo sempre pensare che ogni nostra azione, parola, gesto hanno una conseguenza sulle altre persone. Abbiamo quindi anche parlato di quanto l’essere rispettosi dell’altro può solo produrre buone conseguenze.
Quante cose ha tirato fuori una caduta dal monopattino!
Daniela
P..s. Buon inizio scuola; la nostra accoglienza emotiva sarà fondamentale!
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