Tutti abbiamo bisogni fisici come bere e mangiare. E allo stesso modo tutti abbiamo bisogni che possiamo definire emozionali: sentirci amati, rispettati, valorizzati, accettati, compresi, ascoltati, importanti per gli altri, felici.
Abbiamo bisogno di sentire di meritare attenzione e affetto.
Un’autostima sana si forma a partire dall’amore ricevuto, o meglio dalla percezione di essere amati.
In "Genitori al Contrario" riporto uno studio longitudinale fatto dall’Università di Harvard in cui si chiedeva agli studenti se i loro genitori fossero stati affettuosi, analizzando successivamente se esistevano correlazioni con la salute cardiovascolare in età matura (a 65 anni).
Ebbene i dati furono sorprendenti. Il 93% di coloro che avevano risposto di NON aver avuto genitori affettuosi presentava cardiopatie a 65 anni. Contro il 25% di coloro che avevano avuto entrambi i genitori affettuosi.
Gli studiosi quindi affermarono che la percezione di essere amati poteva incidere addirittura sulla salute fisica.
Che un genitore ami suo figlio non lo si mette in dubbio (salvo casi estremi), ma come lo dimostro? Come arriva il mio "messaggio d’amore" al bambino? Arriva tale come lo sento io, oppure subisce delle distorsioni prima di trasformarsi in informazione che arriva a mio figlio?
È molto molto più facile nutrire i bisogni nutrizionali dei nostri bambini, basta andare al supermercato e il gioco è fatto. Magari seleziono il cibo migliore e più sano secondo i miei principi e lo elaboro in un piatto più invitante. Ma l’amore non si compra al supermercato. Richiede tempo e qualità nelle nostre azioni, parole e modi di fare.
In genere si accetta che ci vengano dati suggerimenti del tipo: "Ignoralo, sta solo cercando la tua attenzione".
Ma probabilmente non accetteremmo mai suggerimenti del tipo:
"Non coprirlo, ha solo freddo!"
"Non dargli da mangiare, ha solo fame"
"Non dargli da bere, ha solo sete"
Assurdo, vero?
Ritenere opportuno ignorare un bambino di fronte ai suoi "capricci" è estremamente sbagliato.
Che stia cercando la nostra attenzione è certo. "Con le unghie e con i denti" i nostri bambini ricercano la nostra attenzione e il nostro affetto, con esattamente le modalità che a noi danno tanto fastidio.
Quindi cosa fare per farlo al meglio?
Rivolgendo il nostro sguardo ai suoi aspetti positivi, valorizzandolo, prestando attenzione alle sue abilità, alle sue risorse e qualità, amandolo per quello che è, senza cercare di "spegnere" la sua unicità.
Attenzione però a non ricadere all’altro estremo…l’iper-protezione! Ma di questo ne parleremo la prossima volta.
Un abbraccio a tutte voi
Daniela
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